Vitaliano

Brancati

Vitaliano Brancati nasce a Pachino, in provincia di Siracusa, il 24 luglio 1907.

Compie gli studi inferiori a Modica e quelli superiori a Catania, dove si trasferisce nel 1920. Qui si laurea in Lettere per poi dedicarsi all’insegnamento a Caltanissetta nell’Istituto Magistrale.

Trasferitosi a Roma, alterna all’insegnamento l’attività di giornalista.

Dopo l’iniziale cedimento all’ideologia fascista e la pratica di una letteratura propagandista e di regime, la frequentazione dei circoli romani lo induce a rinnegare gli scritti giovanili (il dramma in versi Fedor del 1928, i drammi Everest del 1931 e Piave del 1932 e il romanzo L’amico del vincitore, sempre del 1932) per dedicarsi alle avventure erotiche e all’introspezione esistenziale che, a partire dal romanzo Singolare avventura di viaggio del 1934, diventano i suoi cavalli di battaglia.

Fatto ritorno a Catania, continua a insegnare e contemporaneamente scrive per “Omnibus” di Leo Longanesi fino alla soppressione. Recatosi per l’ennesima volta a Roma nel ‘41, pubblica i suoi romanzi di maggior successo Don Giovanni in Sicilia (1941) e Il bell’Antonio (1949). Paolo il caldo (1955) viene licenziato postumo, ma con un’autorizzazione e un’avvertenza siglata dall’autore poco prima di morire. Postumo è anche il suo Diario romano, raccolta di scritti autobiografici curata da Sandro De Feo e Gian Antonio Cibotto nel 1961.

Brancati è infine regista di teatro e di cinema, con spettacoli e pellicole sovente osteggiati dalla censura, come La governante (1952), dramma di un’omosessualità femminile, cui fu impedito l’accesso alle scene sino al 1965.

Muore a Torino, a seguito di un intervento mal riuscito, il 25 settembre 1954.

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