Nasce a Ragusa il 2 marzo del 1921, fin da giovanissimo lavora nelle miniere di pece ragusane, facendo esperienza del lavoro di sfruttato e di sottopagato. Durante la guerra contrae la tubercolosi e viene ricoverato all’Ospedale G. B. Odierna di Ragusa dove conosce un altro ammalato che fa circolare stampe di movimenti antifascisti e anarchici. Scopre così di avere idee molto affini con l’anarchismo.
Cresce intanto in tutta la Sicilia la protesta contro il richiamo alle armi voluto dal governo Badoglio-Togliatti; un gruppo di giovani a lui legati il 5 gennaio del 1945 entra in azione con una resistenza armata che per tre giorni riuscirà a bloccare i militari fuori dal centro urbano. Dopo alcuni mesi, viene tratto in arresto nel carcere di Catania. Tornerà a Ragusa dopo circa un anno di prigione dando subito vita al Gruppo Anarchico La Fiaccola. Nell’autunno del 1946 anche Maria Occhipinti, da poco scarcerata per la sua partecipazione al “Non si parte”, si unirà agli anarchici abbandonando definitivamente il partito comunista, che oltre ad essersi opposto alla rivolta (considerata “rigurgito reazionario e fascista”), aveva cercato di fare terra bruciata attorno a lei e agli altri ribelli.
Franco Leggio ritorna a lavorare alle miniere; è tra i promotori dello sciopero del 1948, e della successiva occupazione e autogestione. Quando strapperà l’elenco dei licenziati, dove non era inserito, verrà a ritrovarsi immediatamente tra i sacrificati. E allora continuerà una protesta estrema, una sorta di sciopero all’incontrario, recandosi a lavorare ogni giorno, per settimane, da licenziato, creando forte imbarazzo nella direzione; rifiuterà laute offerte per togliersi di mezzo, e proseguirà fino allo stremo, quando, soffocato dai debiti e dal bisogno, non deciderà di emigrare a Napoli con la famiglia. Il gruppo anarchico e quei settori di dissidenza comunista e sindacalista perdono così la loro punta di diamante. Maria Occhipinti scriverà in seguito: “Senza Franco Leggio Ragusa era un cimitero”.
Tuttavia nel Continente si inserisce perfettamente nelle dinamiche dell’anarchismo nazionale e internazionale, tanto da trovarsi coinvolto in pericolose azioni in terra spagnola. Per circa un ventennio questa attività lo impegnerà come non mai, assieme all’interesse editoriale, all’attenzione per i nuovi movimenti giovanili (dai beatnik ai provos) e ai fermenti che preparano il 68. Ancora nomade, in seguito alla rottura con la famiglia, sarà a Foggia, Milano, Parigi, Genova, mentre comincerà a ripiantare le sue radici a Ragusa, dove posizione la sua casa editrice, La Fiaccola, a partire dal 1961.
In lui non esiste alcuna distinzione tra vita privata e vita politica. Per di più è uno che prende di petto le cose, che non conosce autocensura. Così l’attività editoriale gli procurerà non pochi grattacapi per alcuni opuscoli atei e anticlericali. Si troverà a Genova nel luglio del ’60, a Parigi nel maggio ’68, a Milano nel dicembre del ’69, sempre al centro di eventi e di proteste resistenziali.
Poi deciderà di rimettere definitivamente le radici a Ragusa, dove rientrerà pur non avendola mai abbandonata, e trasformerà il “buchetto” di via San Francesco, in un “covo” frequentato da vecchi operai dell’ABCD e da giovani capelloni. Decine e decine di giovani passano da casa sua, dalla sede anarchica, o dai luoghi da lui frequentati, per ascoltarlo, confrontarvisi o semplicemente subirne il fascino.
Nel 1978 fonda la Libreria Zuleima, in via G. B. Odierna, mentre muoveva i primi passi il giornale “Sicilia libertaria”, e poco tempo dopo calava su Comiso la scellerata scelta di installare la base missilistica per 112 missili cruise americani all’ex aeroporto Magliocco. Fu questa un’altra stagione a cui non si sottrasse, tanto che Franco ne fu protagonista a tempo pieno.
Gli anni successivi procedono tra un’intensa attività editoriale e il potenziamento del giornale, diventato nel frattempo mensile.
Nell’autunno del 1993, dopo aver trascurato alcuni segnali, fu colpito da un pesante ictus. Da quel momento cessò quasi di parlare e definitivamente di scrivere. Casa sua, in Via Mentana, tuttavia, continuò sempre a esser piena di giovani. Morirà il 15 dicembre del 2006. Un lungo corteo con bandiere nere e rosso nere lo accompagnerà in piazza San Giovanni, per un saluto libertario e laico. Il suo corpo verrà cremato.
Avanti avanti avanti con la fiaccola nel pugno e con la scure. Collane “Anteo” e “La Rivolta” (1999)
Le parole e i fatti. Cronache, polemiche, reportages. 1946-1959 (2007)